IRAN, PANORAMI E TESTIMONIANZE DI UN GRANDE IMPERO

TIPOLOGIA
Exclusive Viaggi Manuzzi
Destinazioni
Asia Iran
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Patrizia e Sergio

Patrizia e Sergio hanno scelto un itinerario in Iran per chi desidera percorrere le tappe principali della storia dell’altopiano iranico, senza trascurare le grandi città d’arte e di cultura. Si raggiungono località archeologiche fuori dai comuni tracciati:

TABRIZ  > BANDAR TEHERAN > KASHAN > ISFAHAN > YAZD > KERMAN > SHIRAZ

Un itinerario per chi desidera percorrere le tappe principali della storia dell’altopiano iranico, senza trascurare le grandi città d’arte e di cultura. Si raggiungono località archeologiche fuori dai comuni tracciati.  È un viaggio per chi sa rinunciare a qualche comfort a favore del piacere della scoperta di luoghi remoti e poco noti. I nostri clienti Patrizia e Sergio ci raccontano la loro esperienza in Iran…

“Raccontare l’Iran è molto difficile per me, perché è completamente diverso da ciò che ci aspettavamo.

Appena arrivati la prima cosa che ci ha detto Mohamad, la nostra guida, è stata “dimenticatevi degli arabi perché l’Iran non è niente di paragonabile”, ed è proprio vero, niente che si avvicini minimamente al mondo arabo, che invece era ciò che mi aspettavo!

Un paese bellissimo, dai sapori antichi dei paesini scavati nelle montagne  e dai colori moderni delle mille luci sempre accese perché il petrolio qui è una grande ricchezza.

Tutte le città sono pulitissime e strade larghe e ben tenute attraversano tutto il Paese, comprese le zone desertiche.

E poi c’è la gente…

Per la strada e nei bazaar nessuno ti disturba, ma tutti ti sorridono, ti salutano e ti dicono “welcome to Iran” e se tu li saluti e gli chiedi qualcosa vedi la gioia nei loro occhi, perché hanno un grande desiderio di parlare, di capire la tua vita e di raccontarti la loro anche se, purtroppo, pochissimi conoscono più di qualche parola inglese e allora si finisce a fare un selfie perché ci tengono moltissimo ad avere una foto con te.

Sono davvero persone generose e socievoli e sicuramente a molti l’Islam va stretto.

Provo a descrivere il Paese raccontandoti alcuni incontri che, per un motivo o per un altro, non dimenticherò mai.

Masuleh è un piccolo paesino sulle pendici di un monte, che vive di turismo locale. Per entrare e uscire dal paese c’è una lunga scalinata di pietra. Mentre stavo scendendo, a circa 10-15 scalini dalla fine, ho affiancato una signora che aveva evidenti difficoltà nella discesa: andava pianissimo e cercava qualsiasi appiglio per paura di cadere. Le ho offerto il braccio, lei si è attaccata a me e piano piano siamo arrivate in fondo. A circa 3 scalini dalla fine tutta la sua numerosa famiglia, già arrivata da tempo in fondo, ha visto la scena ed è stata una cosa incredibile: le figlie e le nuore che mi abbracciavano e gli uomini che continuavano a parlare e sorridere facendo piccoli inchini; dopo decine di abbracci (solo con le donne, ovviamente) e di selfie sono finalmente riuscita a staccarmi per andarmene, ma fatti dieci passi è arrivato di corsa uno dei figli della signora e mi ha allungato due gelati, uno per me ed uno per Sergio, è stata una cosa bellissima.

Ho sempre dovuto indossare il velo e in molti luoghi di culto ho dovuto mettere anche il chador per poter entrare.

Uno di questi è il Mausoleo dell’Imam. All’entrata delle donne c’è un vecchietto che, se non ce l’hai, ti consegna un chador; poi passi nella stanza successiva dove ci sono delle donne che ti aiutano a sistemarti il velo e ti mettono il chador, coprendoti dalla testa ai piedi. Il mausoleo è splendido, con una cupola d’oro e mille luci abbaglianti. Ci sono donne e uomini che girano con un piumino nelle mani con il quale ti puliscono e ti indirizzano… Tutto è avvolto da un’aura di santità e di misticismo e le persone sembrano tutte estremamente religiose. All’uscita ho riconsegnato il chador al vecchietto che mi ha guardato con tristezza e mi ha detto qualcosa in farsi, che la guida mi ha tradotto in “portami con te”.

Poi ci sono i giovani, che amano moltissimo il loro Paese, ma che per tante cose gli va stretto.

Abbiamo fatto una bellissima escursione nel deserto di Kalout. Dopo qualche peripezia sulle dune l’autista del fuori strada mi ha detto “Qui puoi togliere il velo, non ti vede nessuno…” e mi ha dato il cinque con la mano, sebbene in pubblico, per legge, uomini e donne non si possano toccare.

Come dicevo, è un Paese difficile da raccontare: ci sono mille cose che ti riempiono il cuore di felicità e altre mille che te lo fanno gonfiare di amarezza.

Per certi aspetti è un Paese vivace e moderno e per altri tetro e quasi disumano, ma è bellissimo…”

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