Bali, l’isola degli Dei e dei mille templi (Parte 1)

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Chiara Comandini
Tra le migliaia di isole dell’Indonesia ce n’è una che riunisce paesaggi naturali mozzafiato e cultura locale. Tra verdi risaie, templi buddhisti, cascate, surf e immersioni, Bali è una delle perle asiatiche da non perdere.
Per ognuno di noi ci sono dei paesaggi segretamente preferiti, colori che più degli altri catturano lo sguardo, profumi e aromi che stuzzicano la curiosità, spunti culturali che affascinano. Per me, tutto questo è racchiuso in Bali.
Ti è mai capitato di sognare talmente tanto una destinazione al punto che, quando finalmente hai quel biglietto aereo in mano, le idee per le cose da fare e da vedere sono così tante che non sai da dove iniziare? Non posso mentire, a me capita spesso. Ma Bali ha superato ogni concorrente (sì, persino la Lapponia) tanto che, per realizzare ogni punto della mia lista ideale, probabilmente non sarebbe stato sufficiente un mese.

Avendo a disposizione “solo” due settimane, ho dovuto stabilire delle priorità. Così, dopo molte (e sottolineo, molte) indecisioni e pianificazioni, ho trovato un itinerario che, secondo me, raccoglie un po’ di tutto quello che Bali ha da offrire dal punto di vista naturalistico ed esperienziale.

Ubud è il cuore di Bali, in tutti i sensi: geografico, culturale e, per me, logistico. Ho dedicato la prima settimana alla scoperta dell’isola, scegliendo questa località come base di partenza per ogni spostamento. Ho organizzato l’itinerario raggruppando i luoghi di interesse vicini tra loro ed esplorando ogni giorno un’area diversa.

Il mio itinerario è stato il seguente:

Primo giorno

Come prima tappa ho scelto le risaie di Tegalalang, dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Arrivando di buon’ora al mattino si evitano le folle di turisti e si riesce a passeggiare con tranquillità lungo i terrazzamenti. Successivamente ho raggiungo l’antico e sacro tempio Pura Gunung Kawi, il complesso funerario del Re Anak Wungsu e di altri membri della famiglia reale. I dieci altari da cui è composto sono alti più di dieci metri e sono scavati direttamente nella roccia. Un altro tempio altrettanto affascinante è il Tirta Empul, detto anche “Tempio dell’acqua sacra” per i rituali di abluzione che vi si svolgono. Ho deciso di indossare il sarong cerimoniale per immergermi nelle sacre piscine e la guida mi ha spiegato come compiere il rito di purificazione, passando sotto l’acqua di ogni sorgente. Nonostante non gli abbia attribuito un valore religioso è stata comunque un’esperienza culturale stupenda. La giornata si è conclusa con la visita della misteriosa caverna Goa Gajah e delle scenografiche cascate di Kanto Lampo (in alternativa si possono sostituire o abbinare con le vicine cascate di Tibumana).

Secondo giorno

Ho dedicato la mattinata alla visita delle risaie di Jatiluwih, molto più estese di quelle di Tegalalang e, secondo me, molto più suggestive. Grazie alla giornata soleggiata ho potuto ammirare tutte le sgargianti tonalità di verde delle piante di riso in fase di maturazione. Nel pomeriggio invece ho esplorato il centro di Ubud: il tradizionale mercato viene allestito tutti i giorni e si sviluppa principalmente lungo le due vie principali, il JI Raya e il JI Monkey Forest. Camminando tra le bancarelle si raggiunge la Sacred Monkey Forest, habitat di oltre 700 vivaci macachi. È necessario seguire specifiche regole di comportamento per approcciare questi animali, ma vale la pena di una visita. Poco distante si può ammirare lo splendido tempio Pura Saraswati, circondato da un laghetto coperto da ninfee e fiori di loto. La giornata si è conclusa con il tradizionale spettacolo di danza Gamelan presso l’Ubud Palace (è consigliabile arrivare con mezz’oretta di anticipo per avere i posti migliori).

Terzo giorno

Ho esplorato il nord dell’isola iniziando dal celebre tempio Pura Ulun Danu Bratan, situato al margine dell’omonimo lago, all’interno della caldera di un vulcano estinto. La struttura principale, chiamata “meru”, è composta da undici livelli e rappresenta il più importante tempio dedicato a Shiva e alla dea dell’acqua Dewi Danu. Poco distante si trova l’iconico Handara Gate, una delle numerosissime “porte” tipiche dell’architettura balinese che si possono trovare in tutta l’isola: questa è particolarmente conosciuta grazie al paesaggio che le fa da sfondo. Nel pomeriggio ho visitato una delle mie tappe preferite di tutto il viaggio: le maestose cascate di Sekumpul e le meno conosciute cascate Fiji. Entrambe sono semplicemente mozzafiato, tanto che parole e fotografie non riescono assolutamente a rendere giustizia. Nelle vicinanze ci sono anche le cascate di Banyumala.

Quarto giorno

La sveglia è suonata alle due e mezza di notte per partire per un’attività molto particolare: il trekking notturno per raggiungere la vetta del vulcano Batur e vedere l’alba da questa location mozzafiato, con il vulcano Agung che si staglia contro il sole. L’esperienza è stupenda, dal livello di difficoltà medio. La scalata dura circa due ore ed è necessario dotarsi di abbigliamento a strati (in cima fa parecchio freddo) e scarpe comode. All’arrivo viene servita una colazione molto semplice ma rigenerante (cioccolata in tazza, caffè e sandwich alla banana). L’attività è piuttosto stancante, quindi consiglio di prevedere un pomeriggio rilassante di massaggi e trattamenti in una delle numerosissime spa di Ubud (ad esempio quella del Bliss Ubud Resort). Durante il rientro dall’escursione, però, mi sono fermata per una breve visita al villaggio di Penglipuran, uno dei pochi ancora interamente abitati dalla popolazione autoctona, e alla scenografica cascata Tukad Cepung.

Quinto giorno

Il giorno prima della partenza per le isole Gili e Nusa Penida (il racconto di viaggio sarà pubblicato a parte), avevo necessità di spostarmi a Padangbai, una delle principali località portuali da cui partono i traghetti per gli arcipelaghi vicini e Lombok. Ho quindi visitato la parte est dell’isola, nello specifico tre templi estremamente importanti per i fedeli balinesi. L’itinerario è iniziato al tempio di Lempuyang, dove si può ammirare la celebre Porta del Paradiso. L’afflusso di turisti è notevole, e se si vuole guadagnare il celebre scatto è necessario arrivare molto presto al mattino. Ho poi raggiunto il Taman Tirta Gangga, uno splendido tempio caratterizzato da giardini fioriti e un sentiero di pietre che attraversa una piscina popolata da enormi carpe. L’ultimo tempio, ma non per importanza, è il Pura Besakih. L’appellativo di “Tempio Madre di Bali” riassume l’importanza religiosa di questo luogo, un complesso formato da 22 templi originari del VIII secolo. Un violento terremoto del 1917 ha distrutto la maggior parte delle strutture, che sono state in seguito ricostruite e restaurate. All’ingresso si viene affidati a una guida che, in circa un’ora, spiega le caratteristiche principali dei diversi templi, nonché i concetti fondamentali della religione e dell’organizzazione sociale balinese.

Dopo aver raggiunto Padangbai, mi sono imbarcata su un traghetto per raggiungere le isole Gili e, successivamente, la selvaggia Nusa Penida. Durante gli ultimi due giorni del viaggio sono tornata sull’isola di Bali per visitarne la regione sud: ho esplorato le aree di Jimbaran e Uluwatu, località celebri rispettivamente per le cene a base di pesce sulla spiaggia e per le onde tanto amate dai surfisti. A Uluwatu è situato uno dei cosiddetti “templi del mare”, dove ogni giorno, al tramonto, si svolge il tradizionale spettacolo di danza Kecak. Ad un primo impatto risulta molto diverso da quello a cui siamo abituati, ma pian piano ha saputo conquistarmi e ho finito per adorarlo: le movenze delle ballerine, meravigliose nei costumi e trucchi tipici, non sono accompagnate da strumenti musicali ma dalle voci di un coro prevalentemente maschile, che produce il caratteristico suono “ciak, ciak” alzando le braccia e agitando i palmi delle mani. Lo spettacolo diventa ipnotico e coinvolgente… un’esperienza che consiglio assolutamente. Infine, prima di dirigermi in aeroporto, ho visitato il celebre Tanah Lot, il sacro tempio induista collocato in cima a una formazione rocciosa in mezzo al mare, meta di pellegrinaggi e devozione dei fedeli induisti.

Non perdete la seconda parte del racconto di viaggio sulle avventure tra le isole Gili e Nusa Penida!

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