Il Giappone: il viaggio del corpo che cura lo spirito

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Destinazioni
Giappone
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Evita, Giuseppina, Mattia e Loris

La storia di quattro amici che hanno realizzato un sogno.

Giappone: il viaggio del corpo che cura lo spirito

La storia di quattro amici che hanno realizzato un sogno.

Il Giappone era per ciascuno di noi una di quelle destinazioni cosiddette “da sogno”. Ognuno attratto da motivazioni differenti, ad un certo punto della nostra amicizia, abbiamo deciso che era giunto il momento di smettere di sognare ad occhi aperti ed iniziare ad organizzare uno di quei viaggi di cui non ti capaciti veramente, fino al momento in cui l’aereo decolla.

Siamo partiti all’alba di un giorno di fine settembre dall’aeroporto di Bologna. Abbiamo fatto scalo a Francoforte e, dopo un volo di quasi 11 ore, ci siamo ritrovati catapultati nella frenetica Tokyo.

L’efficientissimo sistema dei trasporti giapponese, perfetto sia a livello locale che nazionale, ci ha permesso di raggiungere con estrema facilità il nostro albergo per poi dirigerci subito nel luminosissimo ed affollatissimo quartiere di Shinjuku. Qui, il Tokyo Metropolitan Government Building (aperto fino a tarda sera e ad accesso gratuito) dall’alto dei suoi 202 metri, ci ha permesso di comprendere fin da subito l’immensità di questa metropoli, fatta di luci ed ombre che avremmo meglio conosciuto nei successivi tre giorni. Non ancora stanchi, ci siamo rifocillati con il primo Ramen del nostro soggiorno in terra nipponica ed abbiamo poi raggiunto quello che si dice essere l’attraversamento pedonale più affollato del mondo, Shibuya, non senza prima aver scattato qualche foto davanti al monumento di Hachiko, il quattrozampe più famoso (e forse più fedele) del Giappone.

Il secondo giorno è iniziato con la visita all’area del Palazzo Imperiale, seguita da una piacevole passeggiata nei raffinati giardini Hama-rikyū e la prima esperienza in una casa da tè. Abbiamo partecipato e cercato di comprendere la complessa cerimonia del tè, un rituale fatto di attese e gestualità, che variano in base alla tipologia di miscela e scandiscono le fasi della preparazione di un infuso che gratifica il corpo e lo spirito. È stata forse questa la prima esperienza che ci ha avvicinato alla complessa cultura giapponese e che ci ha fatto riflettere sull’importanza di rispettare il TEMPO di ogni cosa: forse non serve accanirsi nel volere tutto e subito ma bisogna pazientare per ottenere i migliori risultati (non solo per il tè).

Nei giorni che abbiamo trascorso in Giappone, abbiamo osservato tanto i suoi abitanti: il loro modo di fare, di rapportarsi con il lavoro, con le persone. All’inizio era tutto così strano e lontano dal nostro modo di vivere. Ma più trascorrevano i giorni e più ci amalgamavamo a quella realtà. Senza nemmeno accorgercene abbiamo iniziato ad inchinarci ovunque, abbiamo fatto riti di purificazione all’ingresso dei templi, abbiamo imparato a comunicare a voce bassa e tenere spenta la suoneria del cellulare. È una delle cose che ci ha insegnato questo viaggio: il rispetto. Il rispetto per il lavoro, per il tempo, per le persone, gli animali, le cose, le emozioni e soprattutto per sè stessi.

Successivamente, ci siamo diretti nel quartiere Asakusa per visitare il tempio Sensō-ji (il più affollato di Tokyo), che custodisce la statua leggendaria di Kannon, il bodhisattva della compassione, purtroppo non esposta al pubblico. Il tempio è circondato da bancarelle che vendono ogni genere di cose (tra cui degli originali dolcetti tipici giapponesi che hanno attirato la nostra attenzione). Davanti al tempio si trova un grande incensiere il cui fumo, secondo la tradizione, dona buona salute. In serata ci siamo persi tra i colori e le luci del vivace ma raffinato quartiere di Ginza.

Il terzo giorno è iniziato con la visita all’imponente santuario shintoista Meiji-jingū, circondato da un ampio giardino alberato. Successivamente, ci siamo diretti al Fukagawa Fudō-dō, un tempio appartenente alla scuola di buddismo esoterico Shingon. In determinati orari è possibile assistere ad un rituale religioso veramente emozionante, incentrato sul fuoco, nel corso del quale vengono cantati i sutra e suonati gli enormi tamburi taiko. Presso questo tempio è possibile visitare un suggestivo corridoio di preghiera costituito da 9500 miniature di cristallo del Buddha con lo sguardo aggressivo (detto Fudōmyō). Nel pomeriggio abbiamo visitato il Museo Nazionale di Tokyo, che ospita la più vasta collezione al mondo di arte nipponica. Avendo poco tempo a disposizione ci siamo concentrati sullo Honkan (la galleria principale) e la Galleria dei Tesori dello Hōryū-ji. In serata, immancabile la visita ad Akihabara, il quartiere per gli appassionati di manga, anime e sale giochi anni ‘90 in cui ritornare adolescenti.

Il quarto giorno siamo saliti sul treno veloce (Shinkansen) con destinazione Takayama e, dopo aver provato l’ebbrezza delle luci e della folla (ordinatissima) di Tokyo, ci siamo tuffati in una dimensione molto più intima e pura. La mezza pensione in un Ryokan è stato il modo migliore per vivere l’atmosfera domestica giapponese. Ci hanno accolto due anziane signore in abiti tradizionali che ci hanno guidato durante la vestizione con lo yukata (il tradizionale abito “da casa”), il rito della cena e della colazione (abbondantissime e tipiche). La scarsa conoscenza dell’inglese, da parte della popolazione locale, ha dato vita a momenti buffi ma nello stesso tempo più intimi, che solo la comunicazione non verbale può regalare. Non potremo mai dimenticare la loro ospitalità, la loro compostezza durante il consumo del cibo e i sapori particolari della cucina locale.

Takayama è una piccola città con un paesaggio urbano estremamente suggestivo, in particolare il quartiere di Sanmachi-suji dove si trovano antiche locande, botteghe e fabbriche di sakè. Incantevole la passeggiata del quartiere Shiroyama-kōen con i santuari ed i templi diffusi lungo le colline. Con le luci del crepuscolo l’atmosfera diventa davvero magica.

Il giorno successivo, il quinto, abbiamo lasciato Takayama e ci siamo diretti in pullman a Kanazawa. Una sosta intermedia, di circa tre ore, ci ha permesso di visitare il villaggio patrimonio UNESCO di Shirakawa-gō, noto per le sue case rurali con i tetti di paglia a doppio spiovente. La pioggia incessante non ci ha consentito di ammirarlo con la luce dei colori autunnali, ma ci ha comunque regalato suggestive atmosfere. All’arrivo a Kanazawa, nelle poche ore a disposizione, ci siamo diretti al Kenroku-en (considerato uno dei giardini più belli del Giappone: la visione dei suoi ponticelli, gli specchi d’acqua, i dolci pendii al crepuscolo lascia davvero a bocca aperta) ed al Kanazawa-jō, l’imponente e fiabesco castello. A proposito di atmosfere suggestive, consigliamo assolutamente di fare una passeggiata in tarda serata nel quartiere Higashi-chaya-gai (quartiere orientale delle case da tè, risalente all’inizio del XIX secolo) e di riservarsi più tempo per la visita delle varie attrattive culturali che offre questa piccola cittadina. Le luci soffuse delle lanterne, la penombra, le antiche case con le facciate di legno e qualche geisha che passa fugacemente lungo le strette viuzze deserte sono immagini che difficilmente dimenticheremo.

Il sesto giorno abbiamo raggiunto Kyoto sempre grazie alla efficientissima rete Japan Rail (assolutamente consigliato il Japan Rail Pass, che consente di viaggiare sulla maggior parte della rete ferroviaria, treni veloci compresi, in tempi ridotti e con grande comfort). All’arrivo abbiamo subito visitato il folcloristico Mercato di Nishiki per poi prendere un taxi ed andare a percorrere il Sentiero della Filosofia, una passeggiata molto piacevole lungo un canale fiancheggiato dalla natura. Il percorso si snoda vicino a diversi templi che, purtroppo per motivi di tempo, non siamo riusciti a visitare. E’ importante considerare che i templi (ma in generale tutti i monumenti e musei del Giappone) aprono molto presto al mattino, di conseguenza l’orario di chiusura in genere non è mai oltre le 17. Immancabile la passeggiata serale a Gion, il quartiere delle geishe, anche se a nostro parere è risultato molto meno suggestivo rispetto al quartiere delle geishe visitato a Kanazawa. Nella stessa zona è possibile entrare 24h su 24h nel santuario Yasaka-jinja, le cui tonalità rosse spiccano particolarmente tra le luci notturne.

Il giorno successivo, abbiamo raggiunto Hiroshima in un paio d’ore di treno veloce. Sicuramente questa città, il cui nome resterà per sempre connesso alla tragedia del 6 agosto 1945, quando fu obbiettivo della prima bomba atomica, meriterebbe una sosta più lunga (insieme alle aree circostanti, tra tutte il cosiddetto “torii fluttuante” di Miyajima). Tuttavia, ci siamo dedicati alla visita del Parco della Pace, in cui si trovano vari monumenti commemorativi tra i quali i più toccanti sono il cenotafio che riporta i nomi di tutte le vittime accertate della bomba, e la Fiamma della Pace. Molto emozionante è stata anche la visione della Cupola della Bomba Atomica, un edificio che ai tempi aveva la funzione di centro espositivo e di cui oggi restano solamente lo scheletro della struttura e la cupola, perché tutto il resto fu disintegrato. Il Museo della Pace racconta la storia della città, la costruzione delle armi nucleari, il loro funzionamento, i loro effetti. Esso raccoglie ed espone numerosi oggetti, immagini e reperti (alcuni davvero strazianti) raccolti in seguito al tragico evento. Non si trovano foto di disperazione, non si tratta di una fiera del dolore, ma di una tacita e composta testimonianza di quello che è successo e che non deve ripetersi. Anche di fronte al dolore, i giapponesi mantengono la loro proverbiale compostezza. In nessun modo il visitatore viene sopraffatto dall’angoscia, ma sicuramente la coscienza ne esce scossa. Dopo questa mattinata impegnativa, ritornati a Kyoto, ci siamo dedicati alla visita di un paio di templi.

La mattina successiva, sveglia all’alba: la destinazione è stato il complesso shintoista del Fushimi Inari-Taisha, con i suoi famosissimi torii arancioni che si snodano lungo un percorso collinare di 4km. Purtroppo il complesso viene letteralmente preso d’assalto da pullman di turisti e l’unico modo per scattare foto “pulite” è batterli sul tempo!  Non molto lontano da questa area si trova il vasto complesso templare del Tōfuku-ji. La scoperta di Kyoto è proseguita con la visita del tempio Sanjūsangen-dō, la cui particolarità è la presenza di 1001 statue lignee di Kannon (bodhisattva della compassione). Una vista davvero impressionante. Un altro monumento imperdibile di Kyoto (ma davvero molto affollato) è il celebre Kinkaku-ji, detto anche “Padiglione d’Oro”, estremamente scenografico. A fine giornata abbiamo raggiunto la foresta di Bambù di Arashiyama, altro punto superaffollato di turisti, che andrebbe visitato all’alba. Purtroppo le ore a nostra disposizione erano finite. Peccato non essere riusciti a visitarlo al meglio, anche perché ci siamo poi accorti di aver sbagliato il punto di accesso. Suggeriamo, quindi, di visitare il vicino tempio di Tenryū-ji e dal suo giardino proseguire verso la foresta di Bambù. Dopo tanto camminare abbiamo deciso di fare una breve sosta in un luogo magico, una sala da tè in cui abbiamo potuto assaporare e seguire la preparazione in prima persona delle varie miscele che avevamo scelto. Ciascuna delle tipologie di tè richiedeva una temperatura diversa dalle altre, per cui è stato davvero interessante osservare e praticare in prima persona i vari passaggi per il raffreddamento. Un’esperienza che consigliamo assolutamente di fare. In serata l’immancabile cena giapponese e le passeggiate per le vie illuminate della città.

Il nostro tempo a disposizione per visitare Kyoto è stato davvero poco, non siamo riusciti a visitare il castello Nijō-jō e numerosi altri templi noti per la loro bellezza ed i loro giardini.

La mattina successiva abbiamo preso il treno JR direzione Osaka, facendo una sosta intermedia a Nara. Questa è stata la prima capitale permanente del Giappone, e la sua visita è sicuramente meritevole anche perché il sito annovera ben otto aree Patrimonio UNESCO. Una giornata è sufficiente per visitare i suoi principali luoghi di interesse dislocati lungo il grande parco naturale (dove i simpatici ed onnipresenti cervi, un tempo reputati messaggeri degli dei, sono oggi considerati anch’essi patrimonio nazionale). La principale attrattiva di Nara è il celebre Daibutsu (Grande Buddha), una delle statue bronzee più grandi al mondo, conservata nel tempio Tōdai-ji. Un altro luogo assolutamente da visitare è il Kasuga Taisha, un santuario shintoista circondato da centinaia di lanterne.

L’arrivo serale ad Osaka ci ha colpito molto. Fin da subito ci è parso di essere trasportati in una dimensione nuova rispetto a quanto avevamo visto fino a quel momento. Le luci, il senso di modernità, la gente molto alternativa e colorata…non eravamo preparati a questo impatto così forte. Abbiamo deciso di immergerci pienamente nel suo cuore pulsante con una passeggiata serale nel quartiere Dōtonbori, fulcro della vivace vita notturna della città.

La giornata seguente, ultima del nostro indimenticabile viaggio, abbiamo pensato di tuffarci nell’atmosfera estremamente intima e spirituale di Kōya-san. L’elemento di maggiore richiamo di questa zona è il complesso monastico omonimo. Tuttavia anche il viaggio in treno da Osaka è risultato particolarmente affascinante, specie quando il treno inizia a serpeggiare tra strette pareti rocciose, fino al tratto finale in funicolare. Nella zona orientale di Kōya-san si trova un incantevole complesso sacro buddista, l’Oku-no-in, circondato da un vasto cimitero alberato. Lungo la strada principale, che si può percorrere in autobus o a piedi, si trovano numerosi punti di interesse, tra cui il grande tempio Kongōbu-ji che merita sicuramente una visita per i suoi pannelli scorrevoli decorati con paesaggi e scene stagionali, per lo splendido giardino roccioso, ma anche per il piacere di sorseggiare una tazza di tè con i tipici dolcetti di riso in una cornice così suggestiva. Il Garan è un altro complesso di Kōya-san, costituito da otto edifici principali (templi, pagode) ed altre strutture molto scenografiche. Sicuramente anche Kōya-san avrebbe meritato una sosta più lunga, possibilmente con il pernottamento in una delle sue foresterie, per vivere appieno l’atmosfera di un luogo tanto incantevole.

Il nostro racconto di viaggio è terminato. Abbiamo visto luoghi, preso treni, dormito poco, mangiato ramen (e tanti altri piatti dai nomi quasi impronunciabili), bevuto tè e sakè, condiviso risate e stanchezza. Quello che non possiamo raccontare è il vero viaggio intimo che ciascuno di noi ha affrontato, i luoghi dell’anima che ognuno di noi ha raggiunto e conosciuto. Un viaggio che cura l’anima e rafforza l’amicizia.

Sayonara, Giappone!

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