Il Messico Coloniale – Part. 2

silvia amadori 4
Silvia Amadori

Ripercorrere le tappe dall’arrivo dei conquistadores fino all’indipendenza.

Ed ecco il Messico dei vicoli colorati, dei cieli nuvolosi e grandi, dei tacos piccanti e dei teschi di zucchero, delle chitarre dei mariachis…

(Trovi QUI la prima parte del Diario di Viaggio di Silvia)

Da Città del Messico salendo verso nord, nello stato del Queretaro si trova SANTIAGO DE QUERETARO: le case basse dai muri scrostati si susseguono una dopo l’altra con colori blu, verde menta, giallo e ocra, i marciapiedi stretti, le piazzette con la fontana al centro ed i signori anziani seduti sulle panchine all’ombra, i venditori di nieve – è una granita al tamarindo o alla hierba buena – e di zucchero a velo colorato.

La città è stata una tappa fondamentale per l’indipendenza messicana: da qui infatti la rivolta popolare di Miguel Hidalgo y Costillas diventò una guerra indipendentista, come è ricordato negli affreschi del palazzo centrale. La chiesa di Santa Clara è un esempio splendido di fastosità dello stile churrigueresco: all’entrata ci si trova di fronte ad una enorme parete di legno intarsiato arzigogolatamente e ricoperta per intero d’oro, il contrasto con una idea del francescanesimo debito alla povertà qui è fortissimo.

Il tempo di fare un giro fra le bancarelle che vendono i dolcetti per Los dias de los muertos – teschi di zucchero, le calavere, e caramelle a forma di bara e di scheletro, tutti di buon auspicio – e si riparte verso la tappa successiva.

Entrando nello stato di Guanajuato ecco SAN MIGUEL DE ALLENDEuna città universitaria, piena di giovani e di coppiette che vengono qui a sposarsi nella chiesetta della piazza principale, piena giorno e notte di mariachis (i miei preferiti!)  che offrono le loro canzoni a chi vuole: con le divise da charro nere o bianche queste band sono composte da trombe, violini, chitarre e guitarron, a volte persino un’arpa. Inutile dire che le canzoni sono tutte canzoni di amore disperato, di addii, di abbandoni e nostalgie, la mia preferita è una poesia degli anni ‘40 che si intitola ‘Un mundo raro’. Un pomeriggio lento a zonzo fra i negozi di artigianato, i piccoli ristoranti per una sosta con birra Sol ed un taco, guardare la gente che passa in piazza, ecco come spendere meglio il proprio tempo qui.

A distanza di un’ora circa c’è poi GUANAJUATO, capitale dello stato omonimo: una città coloniale colorata di giallo, rosso, bianco e verde, fa freddo perché si trova a quasi 2000m di altitudine, ma il freddo passa subito scaldandosi fra i vicoli tutti in salita e discesa. Per entrare nello strettissimo vicolo del bacio c’è una lunga fila di fidanzati che vogliono garantirsi lunghi anni di amore. Io cerco qualcuno che mi baci, ma il messicano più alto mi arriva alla spalla, quindi niente da fare, sarà per la prossima volta! La città è stata una delle principali miniere del Paese, lo ricordano le gallerie cupe che ora sono diventate strade trafficate e forse per questo passato duro c’è una gran voglia di uscire e divertirsi, ancora di più durante il festival culturale Cervantino che attira giovani ed artisti da tutto il paese. A Guanajuato si esce la sera e si beve tequila (i più esperti dicono che questa sia fra le migliori ) e mezcal!

Nella strada di rientro verso Città del Messico una tappa a ATOTONILCO, è domenica e di fronte al venerato Santuario di Gesù Nazareno c’è il mercato: signore colorate vendono le corone di fiori per le bambine che faranno la comunione e i flagelli di corda ruvida che i fedeli usano durante i pellegrinaggi e le processioni per punirsi e purificarsi. La chiesa è completamente ricoperta di affreschi del ‘500 che mostrano i conquistadores con le corazze e i gesuiti che convincono gli indigeni a convertirsi ed a lavorare per loro. Molte delle chiese che ho visto hanno delle statue di Gesù e di santi molto realistiche ma soprattutto con pose e volti massimamente sofferenti: con parrucche di capelli veri nerissimi, ferite esposte e lacrime di sangue, fanno intuire tutta la passione che i francescani ed i gesuiti arrivati con gli spagnoli abbiano trasmesso alle popolazioni locali, insegnando loro come la vita dovesse essere fatica e dolore in attesa di un mondo altro.

Nell’ultima tappa a TEPOTZOLAN seduti nel giardino del chiostro di San Francisco Javier a guida racconta la storia romanzata de La Maliche, la schiava azteca offerta a Cortez, che giocò un ruolo importante nella conquista del Messico perché fece da traduttrice con molte popolazioni locali con le quali gli spagnoli si allearono e tutte le coincidenze positive a loro favore. ‘E se?’ se la conquista del Messico fosse andata diversamente?

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