Alla scoperta dell’Asia: la Cambogia (parte 2)

TIPOLOGIA
Grandi Classici
Destinazioni
Asia Cambogia
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Chiara Comandini

2 amici, 19 giorni, 6 aerei, 2 treni, 2 Stati e 1 pezzo di cuore lasciato in Asia.

“Dietro la bellezza di Angkor c’è qualcosa di semplice, che arriva al petto senza passare per la testa. La cosa che mi ha colpito è stato quel senso di spiritualità e di magia che si percepisce. L’impatto è forte, diretto, lo senti dentro”
T. Terzani

Continua il viaggio in Asia di Chiara, dopo il Vietnam ci parla della Cambogia, queste le sue tappe:

  • Siem Reap
  • Templi di Angkor
  • Lago Tonlé Sap, Kampong Phluk
  • Sihanoukville
  • Phnom Pehn

Atterrati nel primo pomeriggio a Siem Reap con un volo Cambodia Angkor Air proveniente da Da Nang; qui ci aspetta cielo azzurro, sole splendente e temperature piacevoli. Sistemati i bagagli in hotel, concentriamo le nostre attenzioni su una delle cose che mi affascinavano di più di tutto il viaggio: le rovine di Angkor, sito archeologico patrimonio dell’UNESCO situato nei pressi della città. Il modo più semplice per raggiungere i templi e spostarsi all’interno del sito (vastissimo) è il tuk tuk, che si può noleggiare a qualsiasi angolo e a prezzi ragionevoli.

Angkor non è solo un insieme straordinario di rovine, un sito archeologico o la testimonianza di un antico luogo di culto; è il simbolo stesso della Cambogia. In seguito al declino del potente impero Khmer, l’antica capitale fu abbandonata al lento ma costante avanzare della vegetazione; le radici degli alberi hanno conquistato prepotenti il proprio spazio, creando una suggestiva fusione tra architettura umana e bellezza naturale. Il fascino di Angkor non si limita a questa sensazione di mistero, e non può essere spiegato fino in fondo a chi non l’ha vissuto: i visitatori provano l’innato istinto di rimanere in silenzio per osservare edifici, statue ed incisioni, senza doverne necessariamente decifrare il significato. Come sarà possibile intuire da questo racconto, Angkor mi ha profondamente colpita, ed è la tappa che considero imperdibile. Il sito, la cui costruzione è da attribuire al re Suryavarman II, comprende centinaia di templi, dai più piccoli ai più imponenti. Abbiamo necessariamente dovuto scegliere quali visitare, e siamo stati molto soddisfatti delle nostre decisioni:

  • Angkor Wat
  • Bayon
  • Ta Prohm
  • Preah Khan
  • Banteay Srei

Angkor Wat è l’edificio religioso più grande del mondo, ma solo vedendolo con i propri occhi se ne riesce a comprendere la maestosità. Abbiamo seguito un’abitudine e tradizione dei visitatori, ovvero recarsi al tempio poco prima dell’alba, per poter vedere il cielo schiarirsi e riflettersi sul fossato esterno, in contrasto con il profilo dell’edificio. Nonostante sia molto visitato, l’atmosfera è magica e suggestiva. Abbiamo poi proseguito con la visita dei giardini e delle torri, decorate da statue e bassorilievi. Angkor Wat non ha bisogno di presentazioni, in quanto rappresenta il tempio più grande e conosciuto dell’intero complesso: un altro edificio che mi ha colpita quasi allo stesso modo è stato il Bayon, il “tempio delle facce di pietra”, all’interno dell’area di Angkor Thom. Sui lati delle quattro torri principali sono scolpiti visi misteriosi e sorridenti, che conferiscono unicità e particolarità al complesso.

Successivamente, ci siamo recati al tempio di Ta Prohm, celebre per essere stato l’ambientazione di numerose scene del film “Tomb Raider”: devo ammettere che difficilmente si può apprezzare a pieno questo luogo, in quanto la popolarità cinematografica lo rende meta della maggior parte dei turisti e risulta spesso molto affollato. Tuttavia, mantiene il suo fascino dato dalle imponenti radici degli alberi che avvolgono la maggior parte della struttura e che danno l’impressione di conflitto e allo stesso tempo di sostegno reciproco.

Infine, abbiamo scelto di raggiungere uno dei siti più dislocati e sottovalutati di Angkor: Banteay Srei, il tempio in arenaria rossa. Di piccole dimensioni, merita assolutamente una visita per le bellissime decorazioni sulle pietre.

Di ritorno da Angkor, abbiamo dedicato la serata alla visita di Siem Reap, città viva e coinvolgente: in centro consiglio la via principale dove è possibile trovare una vasta scelta di locali e ristoranti. La mattina successiva, siamo partiti per un’escursione al lago Tonlé Sap, comprensiva di una visita al villaggio galleggiante Kampong Phluk e all’adiacente foresta di mangrovie. Oltre all’aspetto naturalistico, l’eperienza è molto toccante dal punto di vista emotivo e umano: rappresenta una realtà opposta a quella a cui siamo abituati, caratterizzata dal contrasto tra la povertà della popolazione e il loro dignitoso desiderio di emergere e migliorare le proprie condizioni di vita grazie all’interesse dei turisti verso il prezioso patrimonio storico-culturale del Paese.

La tappa successiva è stata Sihanoukville, piccola città sul mare nel sud del Paese e luogo di ritrovo di appassionati di sport acquatici e backpackers. A Otres Beach abbiamo scelto due bellissime attività: snorkeling per vedere il plancton bioluminescente e un’escursione a cavallo in spiaggia e in mare (sì, letteralmente) che mi rimarrà sempre nel cuore.

Abbiamo trascorso l’ultimo giorno del nostro viaggio nella capitale Phnom Pehn, tappa obbligatoria sia per motivi organizzativi (aeroporto di partenza per il ritorno in Italia) sia per i luoghi d’interesse culturale che offre: in particolare, consiglio di visitare il Palazzo Reale, la Pagoda d’Argento, il Museo Nazionale e il Mercato Centrale Psar Thmei. La città merita sicuramente una visita di almeno una giornata intera, per poter confrontare le due principali realtà cambogiane, tra loro opposte: l’atmosfera mistica e rispettosa di Angkor e la frenetica ricerca di modernità di Phnom Pehn.

I ricordi e le sensazioni che si percepiscono al ritorno sono una delle tante prove del significato emotivo che ogni viaggio assume per me: basandomi su questo, posso dire senza dubbio che la Cambogia è stata un’esperienza unica nel suo genere, e la nostalgia torna spesso a farsi sentire.

Sarà sicuramente solo un arrivederci….

Chiara

  • Per leggere “Alla scoperta dell’Asia, parte 1: il Vietnam”, clicca QUI
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