AlUla: la città gioiello dell’Arabia saudita

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Silvia Amadori

La città millenaria sulla via dell’incenso si apre al turismo internazionale.

Date del viaggio:
dal 14 al 20 Dicembre 2023

Abbiamo avuto il privilegio di visitare la città saudita di AlUla, posizionata nella parte nord ovest del paese, città che ha iniziato da qualche tempo a raccontarsi ai viaggiatori internazionali per far loro scoprire le sue meraviglie artistiche e culturali.

L’Arabia Saudita ha aperto al turismo internazionale solo nel 2019, solo da pochissimi anni possono visitare (e le viaggiatrici non devono indossare il velo) le sue città, la sua costa sul Mar Rosso, le oasi lussureggianti, le rovine storiche e il deserto forse più bello del mondo, il Rub al Khali chiamato “il Quarto vuoto”.

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Il sito archeologico di Hegra visto dalla mongolfiera all’alba (foto della nostra Silvia).

La città di Alula si trova nel mezzo del deserto e la sua storia antichissima è dovuta proprio alla sua posizione strategica: oasi naturale dall’alba dei tempi grazie alle sue falde acquifere, è stata tappa delle principali carovane di mercanti che viaggiano dallo Yemen e dall’Oman verso il Mediterraneo sulla rotta dell’incenso a partire da 2500 anni fa.

L‘oasi in mezzo al deserto coltivata a palme da datteri, ma anche alberi da frutto come succosi e buonissimi agrumi, gli allevamenti di capre e cammelli, questa la prima delle meraviglie che AlUla offre a chi sceglie di visitarla. Ma le attrazioni più stupefacenti che si possono ammirare ad AlUla sono l’antica città di Dadan e i canyon nel deserto con le incisioni sacre, il sito archeologico di Hegra, il primo sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità dell’Arabia Saudita e le magnifiche strutture geologiche come Elephant Rock, dove godersi un the al tramonto.

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La città nabatea di Hegra (Mada’ a Salih) ci ha permesso la visita delle tombe monumentali scavate nella roccia gialla da due punti di vista incredibili: all’alba la veduta dell’alto volando in mongolfiera e l’immersione del pomeriggio a piedi nel sito archeologico ampio più di 10 km, dove si trovano più di 100 tombe. Questo è il primo sito Patrimonio mondiale Unesco dell’Arabia Saudita e questa città viene considerata la gemella di Petra, in Giordania, ma qui le tombe riportano anche incisioni con preghiere e informazioni sulle famiglie regnanti, datate fra il II secolo a.C. e il II secolo d.C.

Perdersi in questo complesso vale il viaggio: Hegra è un bellissimo esempio di architettura classica, greca e romana, molte tombe sono affiancate da colonne sormontate da capitelli che sostengono un frontone triangolare sopra la porta, come una scala in attesa di trasportare l’anima in paradiso. Sfingi e aquile ad ali spiegate – simboli importanti nelle culture greca, romana, egiziana e persiana- si stagliano minacciose sopra gli ingressi delle tombe per proteggerli dagli intrusi.

Poco lontano da Hegra si trova la città di Dadan, di datazione ancora più antica, dove le piccole tombe scavate nell’alta parete rocciosa sono sormontate da iscrizioni e disegni simbolici, tracciati dagli antichi abitanti.

Le rocce di arenaria gialla rappresentavano superfici sulle quali incidere parole, nomi, preghiere e immagini e rimangono, fino ai giorni nostri, un’eredità scolpita nella roccia.

Nel nord della valle di AlUla si erge la montagna dal nome arabo Jabal Ikmah: si tratta di un archivio particolarmente ricco di immagini e testi che ha resistito a secoli di sole, vento e pioggia, talmente ricco che Ikmah è ora conosciuta come una biblioteca a cielo aperto, anche se in origine era un luogo di culto. Arrampicarsi in questo canyon permette di leggere da vicinissimo alcune tra le centinaia di iscrizioni, che risalirebbero addirittura a 2.500 anni fa; la maggior parte di esse sono preghiere e invocazioni e ci raccontano informazioni sulla vita e la cultura del tempo in cui il Regno di Lihyan fioriva tra il quinto e il primo secolo a.C.

Il deserto è anche il trait d’union fra le meraviglie storiche e l’arte contemporanea: ad AlUla si punta molto anche sugli eventi culturali, è tutta un fiorire di festival musicali e artistici (il festival principale è il Winter at Tantora) e molti eventi si svolgono nell‘incredibile palazzo di specchi più grande al mondo – realizzato dagli studi italiani Gio Forma e Black Engineering- il Maraya, il cui nome vuol dire proprio ‘specchio’ in arabo, pensato come sala per convegni e concerti. Il suo incredibile mimetismo fra le montagne circostanti, la sua modernità incredibile ma che non stona, ci ha lasciato a bocca aperta, sembra di stare in un film di fantascienza.

Le opere di arte contemporanea cha la città sta acquisendo e che vengono pensate per questi luoghi durante i festival artistici sono speciali: ad esempio il magnifico resort Banyan Tree ospita a pochi metri dalle sue sontuose camere tendate dei tappeti elastici nel mezzo dei canyon del deserto (dove l’esperienza fa tornare bambini saltando in alto ma con l’emozione di essere in un luogo del tutto insolito) ma in questo resort troviamo anche sculture colorate di artisti concettuali.

L’esperienza ad AlUla è stata ancora più emozionante perché fatta con una avventurosa ma comoda ebike: è possibile noleggiare una nuovissima bici e pedalare nel deserto e nella Old Town, la città ha una nuovissima pista ciclabile, ma l’emozione più grande è stata percorrere le oasi piene di palme e le strade immerse nei canyon, nel silenzio della natura, come una nuova carovana moderna che trasporta come spezie preziose i ricordi di questo viaggio.

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