Perù, Machu Picchu

TIPOLOGIA
Grandi Classici
Destinazioni
Machu Picchu Perù Sudamerica
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Silvia Amadori

Quando si dice ‘viaggio’ qual è l’immagine che vi viene in mente per prima?

Ecco, per me l’immagine archetipica del ‘viaggio’ era proprio il Machu Picchu ed in questo novembre ho finalmente realizzato uno dei miei sogni più grandi, sono salita sulla montagna sacra degli Inca, ho camminato con i lama sui sentieri Inca del 1500, ho visto le nubi basse alzarsi fino a scoprire il sole di questo patrimonio dell’umanità per l’Unesco ed una delle Sette meraviglie del mondo moderno.

Nonostante la sua fama in tutto il mondo e le visite di milioni di viaggiatori all’anno le rovine di Machu Picchu vanno guadagnate lentamente, il percorso per arrivarci è lungo, affascinante e stancante: da Cusco in auto o in bus fino ad Ollanta, qui salgo sull’elegante treno Inca Rail dove pranzo e bevo un pisco mentre il binario si addentra nella giungla seguendo il fiume Urubamba fino ad Aguas Caliente e qui, fra il rumore dei venditori di lane colorate e di souvenir, salgo per gli ultimi chilometri con il bus che fa avanti ed indietro tutto il giorno sugli stretti tornanti polverosi, ed ecco l’ingresso del sito archeologico.

Se avessi avuto più tempo – ah! Quante volte mi capita di dirlo, durante un viaggio – avrei di certo scelto di arrivare a Machu Picchu attraverso uno dei cammini Inca, che permettono di arrivare al sito in 3 o 4 giorni di cammino: sono certa che camminare fra le montagne sulle pietre antiche, nel silenzio del sole peruviano, avrebbe reso l’emozione di arrivare qui ancora più grande.

Sono circa le 3 del pomeriggio, fa un caldo umido, poi si alza il vento e serve una sciarpa di lana di alpaca, poi di nuovo caldo: visitare il sito nel pomeriggio si rivela una ottima idea perchè lentamente le stradine si svuotano, diminuiscono le voci dei turisti che molestano i lama che pascolano qui, la luce si fa più calda e restiamo davvero in pochi, in silenzio, ad ammirare con grata reverenza la Storia.

Questa città era un centro politico, amministrativo e residenziale per una piccola élite di origine cusquena, il sito è stato costruito a fine 1400 ed abbandonato verso il 1540, durante l’arrivo degli spagnoli. E’ inqietante il pensiero che qui, a sterminare le popolazioni locali sono arrivate probabilmente solo le malattie portate dagli spagnoli e non i soldati in carne ed ossa, gli Inca infatti non avevano sviluppato una resistenza immunitaria solida come quella che gli europei avevano sviluppato grazie a secoli di contatti e commerci con Africa ed Asia. Un saggio interessantissimo che fa luce anche sulla conquista del Sudamerica da parte degli Europei è ‘Armi, acciaio e malattie‘ di Jared Diamonds che già nel titolo esemplifica proprio questi punti di forza degli europei, elementi hanno svolto un ruolo fondamentale nel determinare poi gli odierni equilibri tra i popoli della terra.

La famosissima copertina del National Geographic con Machu Picchu è del 1913, pochi anni dopo la ‘riscoperta’ del sito da parte dello storico americano Bingham, forse il mio immaginario di avventura arriva direttamente da una rivista di viaggi? Questo meraviglioso sito archeologico solleva poi una serie di questioni legate all’impatto al contempo negativo e positivo del turismo di grande portata nel mondo: la ferrovia ha reso più accessibile questo luogo, ma le sue vibrazioni nel terreno stanno rovinando la coesione della struttura, sgretolandola, il paesino di Aguascalientes dà lavoro a tutto l’indotto turistico che però utilizza senza limite le preziose risorse naturali del luogo, il problema poi dei rifiuti prodotti dai turisti e del loro smaltimento. La ricerca di un equilibrio fra il desiderio di chiunque di visitare questo posto magico, di entrare di persona nell’avventura e la necessaria conservazione della storia è la grande sfida del mondo dei viaggi al giorno d’oggi; la gratitudine dell’essere una viaggiatrice privilegiata che ha potuto visitare di persona una delle sette meraviglie del mondo mi porta ad essere ottimista ed a ricordare con grande rispetto la ‘vecchia montagna’ in quechua ‘Machu Picchu’.

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